giovedì 31 luglio 2014

La battaglia del sorriso

Noi, le donne noi... cantava la Vanoni.
Quello che le donne non dicono, cosa sarà?
Siamo donne non siamo sante.
Donne divinizzate, amate, venerate.
Donne, oltre le gambe c'è di più, donne per amico, le amiche sincere, le amiche vere.
Donne il sesso debole, il sesso fragile, il sesso forte.
Donne tududu in cerca di guai, sempre al telefono ma, chissà perché, sempre dentro qualche canzone d'amore.
Indispensabili, imprescindibili, necessarie.
Forti e deboli, chiare e scure, indecise, dentro e fuori, dentro o fuori, sorrisi e lacrime.
Ma più lacrime. Lacrime di tristezza e di gioia.
E forse proprio per questa spiccata propensione al pianto e alla lacrima facile, al sorriso raro, al sorriso solo sincero, il sorriso di una donna è così bello. Universalmente bello. Un uomo non dirà mai che il sorriso di un altro uomo è bello. Ma negare la bellezza del sorriso di una donna è impossibile anche per un'altra donna.
Sfacciato, pudico, speranzoso...ricco di aggettivi.
La grande bellezza del sorriso delle donne.
Il suo sorriso, il suo sorriso. Parafrasando il buon Dario, oggi qualcuno ha deciso che non ci fosse più suo loro viso spazio per fare un altro sorriso.
Care amiche, l'unica battaglia che vale davvero la pena di essere combattuta è quella del sorriso, per il sorriso.
#fightforsmile


Normalmente, questo è un blog egoistico, ci scrivo i fatti miei, le mie depressioni e punto, annoiando tutti voi fino alla morte.
Non ho mai perorato una causa o un'altra, ma il carattere universale di questa, mi spinge a dedicarvi queste poche righe e, spero, un minuto della vostra attenzione. Il governo turco ha espresso il desiderio che le donne non sorridano più in pubblico. Non c'è cultura, religione, convinzione, regola che possa contemplare la repressione dell'unica espressione gratuita e genuina di felicità: il sorriso.
Una persona si può ferire, imprigionare, uccidere, condannare. Ma spegnere un sorriso, per di più attraverso una discriminazione, sarebbe un'utopia tanto grande quanto spegnere una grande ed eterna, inutile guerra. E l'unica che valga la pena di combattere, per quanto mi riguarda, è quella per il sorriso. Di tutti.

lunedì 21 luglio 2014

Arriva la vendemmia

E' ricominciata. 
Settembre si avvicina, arriva la vendemmia. 
Forse perche sento il bisogno di ricominciare da capo, mi riemergo nella mia adolescenza, leggo molto, guardo Buffy l'ammazzavampiri, mi innamoro di Angel e ascolto Guardia 82 come se non ci fosse un domani. Il suono della malinconia che mi tiene sveglia. Ieri sera una persona mi ha detto "ah vedo che alla fine sei arrivata alle mie stesse conclusioni". 
Sono inorridita quando mi sono accorta che era vero.
Senza offesa, ma non avrei mai pensato che un giorno avrei detto e pensato seriamente certe cose. Forse ti ci spinge la vita in una certa direzione, alla rassegnazione, al non sapere cosa fare, al non sapere come impegnarti perché tanto non ne vale la pena, perché nessun perdente ti dice di continuare ad insistere e perché è troppo facile dirlo quando ce l'hai fatta. 
Perché ti viene da pensare che è troppo tardi per tutto e troppo presto per tutto, perché "nel mio mazzo di carte ho moltissime figure e pochissimi assi", forse perché senti di essere un fallimento più grande ogni giorno che passa. 
Perché mischi angoscia e rabbia angoscia e rabbia angoscia e rabbia. Tutti i giorni. 
Perché finisci un un Maelstrom vorticoso da cui non riesci uscire, e speri sempre che, alla fine, vada un po come nei film. E ti immagini i discorsi che farai ai tuoi figli su come sei diventato quello che sei.
Sapete cosa? Ci avevo messo così tanto per ritrovare un po di fiducia...Adesso devo ricominciare ancora da capo. Ma non voglio pensarla davvero così. Voglio ricredermi. Devo ricredermi. Devo avere un motivo per ricredermi. Non sarei più io, se no. 
Quindi ora vado a vedere la Maschera di Ferro. E a fingere ancora di avere 14 anni e che un giorno potrei sposare Leonardo Di Caprio, che con i capelli lunghi mi piaceva così tanto.

martedì 8 luglio 2014

Al rogo le streghe!

Buona sera, cari, che fate? 
Io guardavo il film su Canale 5 con Luca Argentero (che di solito è un gran bel vedere ma con sto codino unto non si può proprio vedere). E intanto girovagavo su fb e ho notato un fiorire di link sulla possibilità che annullino il Concorso. 
Vorrei raccontarvi una storia.
E' la storia di... chiamiamola Silvia, nome di fantasia, una aspirante magistrato come tanti, come ventimila, come me. 
Silvia viene, che ne so, da Milano, da Venezia, da Palermo, da un piccolo paesino sul mare. 
Suo padre fa il panettiere, dal suo negozio il profumo del pane si diffonde in tutta la piazza la mattina presto, sua madre fa l'insegnante. Ha un fratello piccolo che va alle medie e gioca a calcio con i bambini del rione, mettendo i maglioni per segnare le porte. 
Silvia ha fatto giurisprudenza perché voleva fare il giudice, ha sempre avuto questo pallino. Voleva portare la Giustizia nel mondo. Silvia ha gli occhi chiari e limpidi. Ha anche un Amore. Al tramonto vanno insieme sulla spiaggia e guardano il sole soffocare nel mare. Poi mangiano una pizza, bevono una birra e ridono insieme, e sognano. Quando sarò giudice...Quando sarai giudice ti sposo.
Silvia studia di notte e di giorno per fare il magistrato. La sera, prima di andare a dormire, sua mamma le prepara il caffè perché Silvia non dorme mai. Studia. 
Poi arriva il giorno della partenza. l'Amore accompagna Silvia a prendere il treno, la bacia sulla banchina e le carica il trolley sulla carrozza. Le dice: - Torna vincitrice. 
Silvia gli stringe la mano e sale. Mamma e papà la guardano salutare dal finestrino. Gli amici le mandano mille messaggi di incoraggiamento. Fanno il tifo per lei perché Silvia è proprio la persona giusta per cambiare le cose. Trasparente, pulita, cristallina. 
Silvia scende dal treno, determinata porta i codici alla Fiera di Roma, sorride ai colleghi e va a dormire presto. 
Mercoledí Silvia entra nel padiglione con il cuore a mille. Sente la tensione. Si siede. Dettano la traccia e comincia a scrivere un po' insicura. Ripensa ai sacrifici dei genitori, alla fiducia degli amici e sente aumentare il peso sul cuore. Non può fallire. 
Giovedí Silvia entra nel padiglione e si sente un po' persa e un po' strana. Le voci intorno a lei parlano di irregolarità e di annullamento. Ha paura. Non riesce a concentrarsi. Cerca di tapparsi le orecchie, di isolarsi dal chiacchiericcio. 
Venerdí la tensione è ormai quasi insopportabile. Silvia non ricorda più nulla. Amministrativo è la materia peggiore per lei. Prima di uscire apre una pagina a caso del libro. Legge "Il giudizio di ottemperanza" e fa mente locale. Ok. Esce dalla camera e si dirige verso la fiera. Nel padiglione il controllo è ormai perso, secondini perquisiscono, commissari volteggiano fra un banco e l'altro come avvoltoi. Silvia ha paura. Prende uno dei fogli che le hanno dato all'ingresso e comincia a scriverci sopra lo schema letto poco prima "Il giudizio di ottemperanza".
La collega accanto a lei si alza e urla: - Questa ragazza sta scrivendo! Ha già le tracce! Ha le tracce in anticipo!
Intorno a Silvia il caos. Secondini fanno capannello su di lei, donne con improbabili permanenti e camicie anni '70 la circondano con la loro aria da dipendenti pubbliche frustrate. Tutti urlano alla strega. E per Silvia è la gogna. 

Ora, la storia di Silvia è per metà vera e per metà frutto della mia fantasia. E' vero che una ragazza è stata accusata di essere in possesso delle tracce in anticipo, mentre stava solo scrivendo degli schemi su un foglio cosa che non è affatto proibita). Gira la voce che il ritardo nella dettatura del terzo giorno sia dovuto, appunto, al fatto che i commissari abbiano dovuto cambiare le tracce al momento (in realtà è avvenuto perché il ragazzo del ricorso doveva tornare dalla dialisi). E' falso tutto il resto. Volevo solo dire, a chi urla "dagli all'untore" che i tempi del Manzoni sono finiti. Quella che una volta si chiamava isteria e giustificava il rogo, ora si chiama sindrome premestruale e giustifica solo qualche lacrima e qualche gonfiore in più. 
Le persone che la folla sottopone alla gogna, ad accuse non provate, a paure inespresse e di isterismi di massa, sono figlie di qualcuno. Sono persone che dovranno tornare a casa a raccontare quello che è successo. E non è detto che tutti siano degli stinchi di santo come la nostra Silvia, ma non è neanche detto che siano criminali. Nessuno di noi sa come è andata veramente e, forse, è preferibile rischiare di farla passare liscia ad uno scorretto piuttosto che rovinare la reputazione di un corretto. 
Forse, sarebbe opportuno aspettare di aver passato il concorso prima di fare i giudici. 

domenica 29 giugno 2014

Fine giugno.

Cari amici, 
sono tornata. 
Non preoccupatevi, non vi tedierò con il racconto della mia esperienza dalla domenica al venerdì. Non parlerò oltre di questo concorso. Chi doveva sapere sa e chi doveva capire ha capito. 
Non vi racconterò dell'infinita umanità che stava là in coda, di quelli che si chiedevano se "avvalimento" fosse una parola italiana, non di quelli che hanno portato i bigini nei bagni, delle secondine con le mani sotto i reggiseni delle candidate. Delle stazioni senza biglietterie e delle multe prese per non avere il biglietto del treno, delle scarpe rotte e della via crucis per tutta la fiera, scalza. Non vi annoierò con il racconto dei monumenti tutti transennati, dei pullman e delle navette, dei fantasmi che infestavano il nostro hotel, della pizza in camera, delle barrette energetiche. Degli occhi che, nel grigio, avevano smesso di vedere i colori, della nostalgia di casa, delle fotografie e della signora Kim.
Tutto questo lo diamo per presupposto. 
Vi racconterò, invece, solo di venerdì. Venerdi quando il mio karma si è riequilibrato. Quando una donna bionda è uscita dal mio padiglione mentre eravamo in coda per l'ingresso e ha detto che chi aveva già l'idea di ritirarsi poteva andarsene. 
Ho preso il mio fagotto di codici e ho ripercorso al contrario la via ancora colma  di candidati.
Tutti mi guardavano straniti perché stavo andando letteralmente controcorrente. 
C'era il sole. Faceva caldissimo. Sorridevo. 
In quel momento ho avuto l'esatta percezione di essere cambiata. 
Come quella doccia di 4 anni fa. 
Ero libera. Libera dal fardello mentale degli ultimi tre anni, libera di non studiare, libera di non pensare, libera di fare quello che volevo. Sembra scemo, ma quello che volevo, alle nove del mattino di venerdì 27 giugno 2014 era mettermi a leggere un libro sul bordo della piscina con una birra. 
Ho preso la navetta, la birra, un Harmony, la rincorsa e mi sono buttata in piscina. Senza nemmeno pensarci. 
Questi sono i fatti. 
Le sensazioni, quelle sono difficili da spiegare. 
E' come se avessi avuto la sensazione di poter fare tutto. Tutto è ancora da costruire. E la vita mi è sembrata estremamente lunga ed estremamente breve allo stesso momento. E sono tornata a vedere i colori degli alberi, l'azzurro del cielo, e mi sono accorta che a Fiumicino c'è il mare.
E ho incontrato Diogene, il filosofo, che mi ha detto che a volte, quando mi sento un po così e sono fuori "cor pischello mio" (letterale) devo staccarmi dal gruppo, accendermi una sigaretta, e guardare la mia vita da fuori. E poi me ne sono andata a Roma e ho camminato per decine di km. 
Sapete, amici, ho capito cosa significa "non mollare". Non avevo più nessuna intenzione di mollare. Non volevo più nessun alibi. Si perché nell'ultimo anno, la mia testa aveva fatto un bellissimo lavoro di sabotaggio. Non succederà ancora. Niente alibi. 
Come avevo anticipato, è un nuovo capodanno, un momento da buoni propositi. Ma non ne ho fatti. Ho solo lasciato che la sensazione di novità mi investisse come un vento caldo. Quei momenti della vita in cui percepisci esattamente che stai crescendo. Magari in un modo diverso da quello che avresti pensato, in una direzione opposta, anche se tutto sembra dirti che sei nel posto sbagliato al momento sbagliato. 
Sono uscita da lí. 
Domani sarà l'ultimo giorno di giugno e fra un paio di mesi sarà settembre. Insisto, insisto, insisto. Lo so cosa voglio. LO VOGLIO E LO AVRO'. E mi sentirò stupida altri milioni di volte per aver pensato questo senza aver fatto i conti con la realtà, altri mi passeranno davanti, altre volte rimarrò indietro, verranno altri ottobre, altri novembre e altri dicembre di lacrime, musica e rabbia. 
Ma mentre mi buttavo in piscina ho pensato che d'ora in poi vorrei correre perché mi rende felice, e non per smaltire la rabbia, vorrei studiare perché mi piace e non per disperazione, vorrei respirare perché l'ossigeno che si respira quando si arriva in cima è come una droga, dopo la salita la vista è bellissima anche se piove. E perché le delusioni, alla fine, fanno apprezzare di più anche le piccole soddisfazioni. E come ha detto R. "la persona che parte, non è mai la stessa che torna".

sabato 21 giugno 2014

Il flash mob

Bah, volevo scrivere qualcosa di carino, ma tutto mi sembrava esagerato, troppo pomposo, troppo epico, troppo apocalittico etc. 
Cosí mi limiterò ad analizzare i fatti.
Il fatto principale è che siamo 20 mila. 20 mila persone è una piccola città, un numero di persone sufficiente per suscitare una piccola rivoluzione (neanche tanto piccola e, forse, spesso non ci rendiamo conto di questo). 
Il secondo fatto è che tutti sappiamo di cosa stiamo parlando (anche se in realtà spero malignamente che non proprio tutti gli altri 19.999 sappiano di cosa stanno parlando.. hihihihi). Scherzi a parte, sappiamo di cosa stiamo parlando in ogni senso. Dando per scontato il diritto, sappiamo cosa stiamo passando. Tutti abbiamo avuto l'esperienza di qualche amico, parente, nonna, che non ha ancora capito la differenza fra esame di stato e concorso. Tutti abbiamo avuto la seguente evoluzione della spiegazione a terzi della nostra condizione: 
- Vado alla scuoladispecializzazioneperleprofessioniforensi. 
- Faccio una scuola di specializzazione.
- Faccio una specie di master.
- Faccio un corso.
Tutti, negli ultimi tre anni ci siamo sentiti ripetere alla nausea: - ma sei andato a Roma? / Ma come è andata? / Ma quand'è che vai a Roma? 
Certe notti, per noi, con libri e caffè. Certi "no" (io veramente pochi, a dire il vero) detti agli amici per un presunto nostro bene - no aperitivo, no cena, no stasera no -.
Certe mattine (quelle si, tante), un biscotto e un paragrafo a cercare disperatamente di non trasformare degli interi concetti in volgari numeri di pagine. 
Pazzomani, forse è questo che siamo davvero. E indipendentemente dal fatto che qualcuno mi stia suggerendo di non essere al posto giusto al momento giusto, mi piace. Ma davvero, leggere Gazzoni mi diverte come leggere un romanzo. E so che anche per altre 20mila persone è così. 
Ecco, forse più che con un tamarro che si sente italiano solo quando grida "forza azzurri", mi sento unita a voi 20mila pazzomani, come una specie di unione di popolo. 
Ma ora, per voi che non state capendo, ecco di cosa sto parlando in numeri (che mi appartengono):
E' convocato per la settimana ventura il flash mob dei pazzomani.  
20.789 persone
365 posti
38.000 metri quadri 
120 battiti al minuto
Per cosa? Detto in sincerità, non lo so. Per fare una cosa che a me sembra tanto il gioco delle sedie, quello che quando finisce la musica devi sederti. Una roba che a me ha sempre fatto veramente schifo. 
Cari pazzomani, fratelli fino a mercoledì. Poi ognuno per sè. Anche voi, guardate il vostro vicino, quello con cui avete condiviso le notti di studio, le ansie e le frustrazioni. Dentro lui fori voi. 
Questa è Sparta.
Questa è Roma. 


venerdì 20 giugno 2014

Benvenuti sull'Isola che C'è

Stamattina M mi ha chiesto perché non scrivo più sul mio blog. Non ho tempo?
Bah... no, direi che non è un problema di tempo. Forse è un problema di identità, ho avuto qualche problema a ritrovare una identità nel vecchio blog. A rileggerlo sembra il luogo di una persona diversa. Una ragazza che doveva ancora finire la sua adolescenza.
Oggi le cose sono ben diverse! L'adolescenza ricomincia oggi. Nuova. Da capo. Non vi emoziona la cosa? Il sogno di ogni persona. Peter Pan, non crescere mai, l'Isola che non c'è. Wow!
Per gli altri, non c'è. Per me c'è.
Per me e per tutti voi, miei cari, che ora, come me, siete davanti al pc, gelato e birretta, crepuscolo fuori dalla finestra e vuoto davanti.
Certo, magari solo io ho Brunori a palla. Ma quella è anche un po' una cosa mia. Sono sicura che ognuno di voi ha il suo modo per abbrutirsi al meglio.
Capita, dai ragazzi, capita a tutti, ammettiamolo. E' uno di quei passaggi che nella vita vanno fatti, si sa, queste cose vanno così...Già.
Il problema è quando capita a te.
A me, nella fattispecie, poi ognuno trasli il discorso su se stesso, lo adatti alle proprie esigenze.
Si, perché sarà anche uno di quei passaggi che nella vita vanno fatti, ma dire ai miei genitori che questo passaggio lo dovrò fare anche io, diciamo che non è stato uno dei momenti più alti della mia vita.
Dire a C. che nemmeno questa è andata, altro momento di grande umiliazione.
Dire a F che mi ha addestrata male, deludere una persona che mi ha dato tanto, altro momento di bassezza.
Irritarmi il labbro superiore per essermi soffiata troppo il naso, per far vedere a tutti che oggi qualcosa non va, come un marchio, altro momento non proprio top.
Ancora una festa saltata, un altro invito alla vita perso dalle ironiche poste del mio destino.
Ma che volete che vi dica, cari amici? Che la delusione peggiore l'ho data a me stessa? Non solo non riesco ad essere "brava". Non riesco nemmeno ad essere fortunata!
Destino, destino mio, che mi combini?! Non vuoi proprio che vada avanti, vero? Non mi vuoi liberare da questa morsa? Si festeggia in casa degli altri, si stappano bottiglie, si stringono mani, si sorride. Nella mia si dice "andrà meglio l'anno prossimo".
Ho un sacco di persone che dicono al mio cuore quanto sono brava e nessun fatto che lo dica al mio cervello.
Ma basta piangersi addosso. In fondo, come dice C, cosa mi cambia? Già, cosa? Sarcasmo a parte, ci sono anche dei lati positivi in tutto questo.
Lato positivo n. 1) la potenzialità. Volete mettere? Non sono ancora nulla quindi posso essere tutto! E che culo! Ancora per un po' posso spaziare la mente fra fare l'avvocato, il giudice, la pasticcera, l'astronauta o l'allevatrice di lumache da competizione (in realtà ieri ho trovato un corso per tatuatori al quale pensavo di iscrivermi).
Lato positivo n. 2) le vacanze. Eh si, cari fortunelli, io andrò in vacanza e voi no! Godetevi la procedura civile, io mi godrò il sole (o, con la mia sfiga, i  monsoni).
Lato positivo n. 3) le persone. Inaspettate, grandi, grandissime, commoventi. M mi ha fatta piangere davanti al cancelliere, stamattina, L mi ha fatta sorridere "a Roma come una tigre!", anche A mi ha fatta sorridere, condivido la teoria della camera sfigata, F "sai che sei la migliore", e G... per lui non ci sono parole. Ho percepito sulla pelle tutto l'affetto e il dispiacere per ogni mia lacrima. Grazie alle persone, Grazie davvero.
Domani. Domani è il primo giorno di un nuovo anno. Il 20 giugno un nuovo capodanno. Cercherò di essere più assidua qui, non tanto per sobbarcarvi dei miei infiniti lamenti, quanto per vedere, fra un anno, a che punto sarò, e fare il confronto.
Ora sono qui, per dirla in termini fisici (che non mi appartengono) sono a T0.
Vedremo, cari, vedremo.